Cornici e Pensieri liberati

Il nostro Quadro di riferimento

La Normativa europea

La Transizione Ecologica

I principi Costituzionali in materia di Paesaggio, Ambiente, Biodiversità ed Ecosistemi

Art. 9 Cost.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato

disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

L’ultimo comma è stato introdotto con l’articolo 1, comma 1, della legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1.

Ci sono voluti 75 anni perché l’Ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi trovassero posto nella nostra Costituzione. Merita rammentare che all’assemblea costituente l’art. 9 (“la repubblica tutela il paesaggio” tutto qui, nient’altro) passò tra l’ironia della stampa e l’indifferenza dei costituenti. Vincendo un’inerzia durata tre quarti di secolo, in una sorta di sussulto di resipiscenza, si è dato esplicito rango di principio fondamentale al pur ragguardevole impegno di alcuni interpreti secondo cui, parlando di paesaggio, la ratio del dettato costituzionale doveva condurre, teleologicamente, ad una più ampia estensione della tutela – limitata al paesaggio, come detto – inclusiva di ulteriori valori esterni al paesaggio, sebbene con questo relazionabili.

 

Anche l’Europa, risvegliata dal torpore grazie ad una ventata di attenzione ecologica, ha dato segni di riscatto, da noi tradottisi nella rigenerazione del Ministero dell’Ambiente nel Ministero della Transizione ecologica.

Senonché quella ventata si è alquanto affievolita a seguito della crisi energetica. Basti pensare che, ogni tanto, si sente parlare di riattivare le centrali a carbone.

E in ogni caso bisognerà vedere quanto a parole e quanto nei fatti avremo la sbandierata “vita nova” sbandierata considerando che essa esige una previa nuova coscienza, frutto di una vera e propria rivoluzione culturale.

 

La Normativa nazionale sul biologico

Il Piano Nazionale di Sviluppo Rurale

Il Turismo sostenibile e responsabile

 

L’uomo d’oggi, inteso come individuo, anche se spesso non lo dà a vedere e i comportamenti lo fanno apparire diverso, avverte un prepotente bisogno di porto-quiete. Non è in fuga, giacché dalla realtà non può fuggire, ma anela all’oasi dove tirare il fiato. Così perlustra dentro di sé, nell’immaterialità, nei buoni sentimenti, nello spirito religioso, nella natura, nell’arte, nella poesia, nelle gioie di un tempo, magari piccole cose, nelle tradizioni, nella cucina povera. All’artefatto si contrappone la ricerca del genuino e dell’autentico; al baratro, all’orribile e all’orrore si contrappongono la bellezza e l’edificazione.

Il suo areale d’elezione diventa quello a sua misura, i centri urbani di dimensioni contenute, le campagne, i boschi, il mare, lì dove tutti i sensi hanno modo di donargli un’intima soddisfazione. Svolgere attività en plein air, che sono molte, contemplare panorami, accarezzare un albero, ritrovare sapori dimenticati, farsi inebriare dai profumi della lavanda o della macchia, ascoltare le melodie della natura, dialogare con un contadino o un pescatore. Questo vuole l’uomo d’oggi. Egli non è dissimile dal “viandante, stracco e tristo da un lungo camminare per un terreno arido e salvatico” che “si trattiene e perde un po’ di tempo all’ombra d’un bell’albero, sull’erba, vicino a una fonte d’acqua viva” (A.Manzoni).

L’uomo d’oggi, essere errante, vuole un’aria “altra”, fresca e pulita, per far respirare l’anima, che ne ha bisogno forse più dei polmoni. La trova a fatica, ma la trova. Vi sono infatti luoghi che ne hanno, anche molta. Le nostre “suggestioni” sono tra quelli.

 

Agricoltura e prodotti agroalimentari

  1. L’agricoltura e l’allevamento stanno vivendo una stagione travagliata, ma c’è poco da stupirsi. Il settore si dibatte tra fitofarmaci, che sono una schiera, coltivazioni intensive, OGM, metodiche convenzionali e biologiche/biodinamiche, concorrenze sleali, costi crescenti, ricavi incerti, rendimenti risicati. Corollari: inevitabili riflessi sull’Ambiente e sulla salute, in particolare dell’uomo. Etichette bugiarde, mezze bugiarde, equivoche, “falsità, ladroneccio e simonia, ruffian baratti e simile lordura”. Alle furbizie spesso non si risponde smascherandole, ma con furbizie più accentuate e raffinate, anche volgari e più subdole. Insomma, la gara è spesso, troppo spesso, a chi sa fregare di più e meglio. Non si sa mai fino a che punto quello con cui stai parlando sia sincero o meno.

La situazione si è a tal punto degradata che adesso si pensa a correre ai ripari. Così l’Europa, cioè la classe politica e dirigente che la incarna, questa Europa la quale avrebbe potuto e dovuto operare e vigilare per il bene comune, anziché dar conto delle proprie nefandezze (la condotta omissiva non è meno colpevole di quella attiva, mentre la facile prevedibilità del peggio si è fatta offuscare dai giganteschi interessi in gioco), il conto lo presenta e ne esige il pagamento. A spese di chi? Ma dei danneggiati, delle vittime, santo cielo, è ovvio! Non hanno le risorse? Le trovino o sennò soccombano, tanto nell’ombra già allignano rapaci profittatori pronti ad ogni più ignobile manovra predatoria.

Chi resiste e reagisce per far sopravvivere le attività lo fa con rara abnegazione, sacrificio e ostinato impegno guidato dall’amore per la terra, che il più delle volte è la sua terra, per il patrimonio naturale, per la famiglia, per le future generazioni. A costoro e a tutti quelli che si raffigurano un domani in un’Agricoltura virtuosa, noi diamo, nel nostro piccolo, incoraggiamento e supporto.

Altra osservazione. Essendo i prodotti agroalimentari tipici, tradizionali e identitari ottenuti, ovviamente, con l’impiego di materie prime attuali, dovremo porre, seppure dall’angolo di visuale del consumatore, massima attenzione a quello che detti prodotti contengono per via dei vari costituenti e, non meno importante, anche a quello che i prodotti stessi non contengono (o non contengono più) per effetto delle lavorazioni a cui le materie costituenti sottostanno e che spesso subiscono.

 

Ambiente e dintorni

  1. Non c’è Sapore che possa dirsi indipendente dall’Ambiente, anzi dobbiamo riconoscere che appartiene all’Ambiente la matrice di tutti i Sapori, persino di quelli intesi in senso figurato, come il sapore della vita, perché l’Ambiente non è soltanto la Natura, ma è tutto ciò che ci circonda. Ovviamente tutti i Sapori dei prodotti di provenienza animale e vegetale dipendono dall’Ambiente.

L’ambiente ha anche valenze immateriali. Così è il paesaggio che incorpora l’anima degli uomini, gli incanti, la poesia del mondo e talvolta purtroppo i segni della loro (cioè nostra) stoltezza, che devono far riflettere sulla necessità della salvaguardia e della tutela. Ecologia non è qualcosa di riservato ai battezzati al fonte della Scienza, è invece modo di essere, di produrre e di consumare, di smaltire, specie in campo agroalimentare.

  1. L’Ambiente rappresenta oggi, e rappresenterà sempre di più in futuro, uno dei problemi cruciali dell’umanità.

Mutamenti climatici cui si deve far fronte, dissesto idrogeologico, inquinamenti, biodiversità minacciata, fragilità del territorio, scarsità delle risorse, sono sotto gli occhi di tutti.

La Transizione ecologica rimane defilata, messa in ombra dalla Transizione Energetica.

La situazione lascia poco spazio all’ottimismo. Sarebbe già un bel passo avanti se si cominciasse, sul serio, a “salvare il salvabile, a frenare le dannosità in corso e a impedire che altre dannosità si manifestino, a ricostituire ecologicamente gli ambienti danneggiati o distrutti” (M. Pavan).

C’è un problema di fondo: l’abisso dell’ignoranza. La stragrande maggioranza delle persone non è neppure in grado di dare una definizione corretta dei principali termini propri dell’Ambiente. La carenza conoscitiva, spesso incolpevole, si traduce in una tiepida attenzione, quando non in un vero e proprio disinteresse. Più grave è che anche alcuni occupanti posizioni di vertice e di potere, pur sapendone poco o niente, discettano in materia a sproposito e con scoperta disinvoltura.

Ci vorrebbero istruzione ed educazione ambientale su larga scala, ma tant’è, mancano quasi del tutto.

 

Parlando di Ambiente la prima cosa che deve starci a cuore è il Paesaggio.

E’ importante saper leggere e saper far leggere il Paesaggio. Quest’ultimo ha due anime, da una parte quella scientifica, dall’altra quella percettiva che poggia su elementi formali, visivi, estetici e anche antropogeografici. L’aspetto scientifico è, logicamente, appannaggio degli studiosi, l’aspetto percettivo è alla portata di tutti e considerarlo convenientemente significa coinvolgere un’ampia platea di soggetti.

L’Ambiente rurale, in particolare, è un giacimento di umanità. Disse una volta Alfonso Alessandrini, allora direttore generale del Corpo Forestale dello Stato: “per il cittadino il bosco che brucia è un ecosistema vulnerato, per il contadino che l’ha visto crescere è anche un ricordo cancellato. E c’è differenza. I toponimi non dicono nulla a noi ma dicono tutto al pastore e al contadino che sanno tradurre storie e leggende dei campi, dei boschi, dei pascoli”.

Se diciamo che bisogna salvaguardare l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, non dobbiamo nutrire nostalgie per metodi e processi tecnologici indiscutibilmente superati: non ogni progresso è un regresso. Dobbiamo tenerci lontano il più possibile da insidiosi luoghi comuni o dogmi, da pregiudizi, da fanatismi che purtroppo sono invece in gran voga. Dunque, niente scetticismo o sufficienza o criminalizzazioni a buon mercato, ma ricerca di un’equilibrata visione delle cose. Per chiarire: le risorse per noi sono consumabili sino al limite della loro capacità di ricostituzione, l’uomo non deve aggredire la natura, né da essa lasciarsi soverchiare, deve invece assecondarne un ordinato sviluppo traendo da ciò i maggiori vantaggi per la sua salute, per il suo benessere e per assicurare a chi verrà dopo pari godimento.

Ambiente.  L’Ambiente per noi designa un territorio sufficientemente preservato, da cui traggono origine i prodotti agroalimentari tipici e/o tradizionali e/o identitari, le pratiche di produzione, in senso lato, delle “materie prime” e dei “semilavorati”, le metodiche “di un tempo” utilizzate nella preparazione del prodotto destinato al consumatore finale, ma tutto ciò senza esclusione di opportuni aggiornamenti dovuti all’evolvere del pensiero scientifico, della tecnica e della tecnologia.

La nostra naturale vicinanza alle attività produttive operanti in ambito rurale, sia individuali che familiari, non trascura le più organizzate, a patto, s’intende, che non vengano mai meno la genuinità, la tipicità, la tradizionalità, la capacità di una porzione più o meno vasta del territorio di rispecchiarvisi.

 

Turismo ed esperienze

Il Turismo su cui dobbiamo puntare è un turismo alleato dell’uomo che deve portare ricchezza, ma al tempo stesso dev’essere sostenibile. Non potrà essere un turismo qualsiasi, dovrà assumere quella forma che, istituendo un rapporto tra l’ospite, il territorio e chi ci abita stabilmente, diventa viaggio-scoperta, viaggio-esperienza, viaggio culturalmente inteso. Un viaggio in cui ci si sofferma a parlare con le persone che s’incontrano, si scambiano conoscenze, esperienze, stili di vita, si parla delle positività e, perché no, delle negatività dei propri paesi. Il Turismo deve conoscere una nuova stagione: più attenzione, più consapevolezza, più desiderio di attingere a quello sconfinato patrimonio di rara umanità che ovunque si vada è lì, a portata di mano, e spesso non si coglie.

Dobbiamo sprovincializzarci. Il turismo che ricerchiamo ha un significato e un valore perché non è superficiale, né becero, né sciatto.

Una delle conseguenze della pandemia è l’averci posto su nuove lunghezze d’onda, non è importante andare all’altro capo del mondo in sette giorni e ritorno, tutto compreso e poco o nulla capito, è importante accorgersi che vedere e visitare è troppo poco. Serve che accanto alle bellezze naturali, ai monumenti, ai musei, ai centri storici, pulsi il calore umano, scatti il meccanismo della mutualità, ci si senta uomini tra gli uomini. Ciò richiede meno spostamenti, permanenze più prolungate nella meta prefissata, ma il gioco vale la candela.

Il “nostro” Turismo bada all’attrattività del territorio, alla sua capacità di offrire al viaggiatore/visitatore occasioni di nuove esperienze, di nuove emozioni, di comprensione dei luoghi e di relazioni con chi vi abita. Ci piace che i potenziali visitatori,  animati dallo spirito del viandante o del pellegrino, provino il desiderio di accostarsi ad un ambiente ecologicamente conservato o ricostituito e a tutto ciò che vi si trova. E ci piace che siano frequentate le strutture dell’ospitalità in ambito rurale, agriturismi, alberghi e dimore di campagna, fattorie del paesaggio, anche perché lì più che altrove è probabile trovare, nei titolari e collaboratori, specialmente se giovani adeguatamente motivati, un certo dinamismo qualitativo: persone che hanno volontà di progredire accrescendo il proprio bagaglio di conoscenze, aperte alla sperimentazione, determinate, apportatrici di freschezza ed entusiasmo da trasferire in coloro che accolgono e ospitano presso di sé. Vogliamo imprenditori sempre più colti che sappiano far vibrare corde solitamente dormienti o semi dormienti, consapevoli che la cultura non è soltanto quella che deriva dagli studi, ma anche quella che si apprende stando quotidianamente a contatto con il territorio.

Vogliamo un Turismo che sia legato all’Ambiente non soltanto da parte della “domanda”, ma anche da parte dell’”offerta”. Così la lettura del Paesaggio è un plus da offrire all’ospite al quale può essere illustrato sotto diversi profili, storico, biologico, geologico, economico ricordando che esso è come lo vediamo perché così è stato plasmato dall’opera dell’uomo. E dove ciò è avvenuto grazie a mani sapienti, il Paesaggio restituisce con la mediazione della Natura l’appagamento del nostro “sentire”, attraverso profumi, fragranze e anche odori, voci, canti e fraseggi, sapori dei frutti selvatici o coltivati. Sa fare anche di più il Paesaggio, sa offrire il contatto con gli alberi, le piante, i cespugli, i coltivi che già dialogano tra loro invitando ad entrare in sintonia e quando silenti a non turbare tanta quiete. E che dire della vista? Il sguardo ammirato porta ad una dilatazione degli spazi per un abbraccio onnicomprensivo che non di rado, e per fortuna, punta dritto al sublime.

Non va mai dimenticato che se certi luoghi sono di così meravigliosa bellezza è perché un certo tipo di turismo, quello deteriore e deteriorante, non c’è mai stato.

 

Auspichiamo anche che chi ci ospita, pur senza intenti accademici, ci accosti al mondo dell’Ecologia, che per molti versi è connessa col Paesaggio.

 

Infatti, come il Paesaggio può essere riguardato dal punto di vista scientifico oppure percettivo, così l’Ecologia può essere presentata in un un’accezione puramente scientifica, come biologia degli ecosistemi, ma anche come pratica, quella che si può toccare con mano andando nell’Ambiente e lì considerando la fittissima serie di interazioni tra organismi viventi (uomo compreso, che quindi non è terzo rispetto alla Natura e all’Ambiente, ma ne è parte) ed elementi non viventi che, tutti, interagiscono fra loro. Sussistono dunque equilibri delicatissimi, innestati in una rete di straordinaria complessità dove la biodiversità ha una funzione essenziale e la cui turbativa è fonte di gravissime conseguenze. Nessuno, come chi quotidianamente vive la realtà rurale e dunque è a contatto con la terra e va nei campi, nelle vigne, per i pascoli, nei boschi o pratica l’allevamento, è tanto a tu per tu con l’Ecologia.

 

Tradizione e tipicità

I prodotti tradizionali, lo dice l’aggettivo, sono quelli riferibili alla tradizione cioè al tramandato di generazione in generazione di cui sono una testimonianza.

Molto significativo è il concetto che i sardi chiamano “su connottu” cioè “il conosciuto, l’esperienza del passato, la memoria storica collettiva, il codice non scritto, la tradizione popolare, insomma. Tradizione non è un rottame di antichità, non è un incunabolo del passato, non è evasione dal reale ma è esperienza esistenziale, sintesi del vissuto, riassunto della etnia” (F.Masala)

Dunque la Tradizione non è una cosa quasi archeologica, ma è viva perpetuazione del passato (non necessariamente solo remoto) dotata di dinamismo e quindi suscettibile di adattamenti nel tempo, in sintonia con l’evoluzione delle condizioni e degli stili di vita. Ciò che deve rimanere inalterato è lo spirito che ha improntato il passato e dunque non vi è alcuna antitesi tra tradizione e modernità.

I prodotti tipici o tradizionali contengono, e in certo senso rispecchiano, un percorso compiuto, un tratto di storia, e varia umanità, perciò sono difficilmente copiabili o replicabili, appartengono alla nostra identità. Non di meno sappiamo tutti dei numerosi casi di concorrenza sleale perpetrati al fine di miserevoli, ma lucrosi interessi di bottega.

Nei nostri prodotti tipici o tradizionali, in filigrana, possiamo intravedere donne e uomini che nel tempo si sono passati l’un l’altro il testimone, saperi tramandati spesso oralmente oppure mediante consegna di appunti presi su modesti quadernetti. Ora quel testimone è nelle nostre mani.

Gli stessi prodotti svolgono una funzione basilare, quella socializzante tra gli individui e possono anche essere un potente attrattore di turismo.

Valorizzazione e tutela delle tradizioni alimentari.  Con questa espressione intendiamo affermare e riaffermare l’importanza di mantenere e trasmettere un tratto caratterizzante delle nostre genti, ben attestato dalle cucine regionali e dai piatti tradizionali.

E’ noto che le Tradizioni agroalimentari non sono risalenti alla notte dei tempi, ma si sono formate, consolidate e, in parte, anche adattate, nel succedersi di diverse epoche, indice questo di vitalità, divenendo di mano in mano un segno distintivo.

Dobbiamo sgombrare il campo da un possibile equivoco, che vi sia contrapposizione tra scienza e tradizione. Quest’ultima rimanda al convivio, al cenacolo, allo stare insieme e sembra poco badare ai dettami e agli insegnamenti della scienza che s’incentra sull’alimentazione e sulla nutrizione. E’ facile pensare a due racconti, entrambi affascinanti, ma due. Non è così. E’ ben vero che la cucina del territorio è permeata di umanità, pur con i suoi trascorsi alterni, e si associa spesso alla poesia, mentre la scienza è positiva, rigorosa, a volte ammonitrice e il terreno che più le si addice è la prosa. Ma non è men vero che i due piani non sono in antitesi o in competizione, anzi si completano, si integrano o possono farlo. L’arbitro della partita è ancora una volta l’uomo, sta al suo senso dell’equilibrio e della misura trovare la quadratura del cerchio ed evitare pericolosi sbandamenti.

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